Biografia – La famiglia

Quando nel dicembre del ’29 si inaugura il Monumento di Sestri, dalle finestre della Scuola Elementare O. Foglietta, alle spalle del palco delle autorità, una giovane maestra segue la cerimonia con particolare interesse: E’ Maria, la sorella più giovane di Davide Parodi, l’amico di sempre. La ragione di questo particolare interessamento è molto semplice: anche se hanno dato alla cosa scarsissima pubblicità, tanto che sarà una sorpresa per amici anche molto vicini, Luigi e Maria stanno per sposarsi. Il loro matrimonio si celebrerà tra poco più di un mese, l’ 8 gennaio 1930.

E’ un momento molto importante, soprattutto è l’apertura di un capitolo nuovo nella vita dell’uomo e dell’artista. E questo avviene in un periodo particolarmente denso di risultati e di soddisfazioni. Con i primi guadagni come scultore Luigi Venzano ha subito pensato a dotarsi di uno studio e di un’abitazione tutti suoi. Li costruisce in un ex orto in via Balilla (attuale via Jacini), subito dietro le Case Popolari erette dal Comune. Lo studio è grande, molto alto d’aria (circa 7 metri), luminoso e con porte di accesso adeguate; uno spazio dove poter lavorare in condizioni ottimali anche nel caso di lavori monumentali e senza il rischio di forzati ed indesiderati spostamenti in caso di disaccordo con il padrone di casa. Lo ha “inaugurato” con le grandi statue del Monumento di Sestri. Sopra lo studio, in tre piani superiori di una costruzione che è quasi una torre, tre appartamentini: uno per i genitori, uno per la sorella (che nel frattempo si è sposata con Dante Forno – comandante di macchina su una nave – ed ha un figlio, Giuliano), ed infine uno per sè. Fuori un giardino, parte residua del vecchio orto, dove Luigi per hobby coltiva fiori ed alleva colombi. Con la costruzione della casa e dello studio soddisfa due aspirazioni fondamentali: lo spazio indispensabile dove creare e realizzare le sue opere, la sede stabile per la famiglia che vuole crearsi, perchè, anche se ormai scapolo ultra quarantenne, preso ed immerso nella sua arte, Luigi Venzano, come dimostrerà nelle scelte successive, ha ben chiara l’idea della famiglia e dello spazio che essa deve avere nella vita di un uomo.

La famiglia per lui è soprattutto comunione di aspirazione e di affetti. In essa le personalità dei singoli componenti non si limitano o si annullano, ma si completano e si arricchiscono: le rinunce, se affrontate in nome dell’amore, non risultano tali. La famiglia è principalmente la fonte e la custode della continuità della vita. Per tutte queste cose la posizione della donna è per lui veramente particolare. In questo certamente c’è anche la traccia delle sofferenze conseguenti alla prematura perdita della mamma. La donna della sua famiglia, la sua sposa ma ancora più la mamma dei propri figli, lui da tempo la vede in Maria, una giovane intelligente, piena di vita, sportiva, attivissima, con personalità forte e, perchè no, anche bella.

Maria certamente in Luigi ammira l’artista, soprattutto l’uomo che con il suo genio e la sua volontà, partendo dal nulla e nonostante una naturale timidezza, ha saputo raggiungere grandi traguardi; un uomo che anche nel successo non ha tradito il suo stile modesto e riservato, estremamente affabile con tutti. Anche attraverso il fratello Davide conosce la sua intima bontà e grande rettitudine. Durante le gite escursionistiche, ed anche in occasione di qualche più lunga vacanza come quella dell’ultima estate in Trentino, ha apprezzato anche la sua giovialità ed il suo carattere allegro, pronto allo scherzo. Luigi è di statura media (certamente più basso di lei), non è un adone, è anche sensibilmente più anziano di lei (14 anni), ma questo non la spaventa e non è un ostacolo: sente i profondi legami e le comunanze di intenti che saranno alla base della famiglia futura. Un problema in vero c’è: lei è cattolica convinta e praticante, lui no; lei pone una condizione: matrimonio cristiano, non nel senso esteriore della cerimonia, ma nell’impegno a collaborare insieme ad un’educazione cristiana dei figli.

La famiglia di Luigi e Maria nasce e si sviluppa così viva, ben integrata, libera dalle convenzioni e dalla convenzionalità. L’avvio in verità non sembra tale, con Roma come meta per il viaggio di nozze, ma per Luigi questo è soprattutto un grande e desiderato ritorno per fare conoscere alla sua compagna i tesori dell’arte che gli sono stati maestri e che gli hanno permesso di spiccare il volo. Da Roma a Napoli una parentesi turistica ed un “colpo di testa”: si va in aereo! Maria ricorderà per anni questo emozionante battesimo dell’aria; Luigi avrà la bella sorpresa di incontrare come pilota un vecchio commilitone. Per lui, abituato ai velivoli militari del Campo scuola di Capua, questo trasferimento in aereo sembra quasi un viaggio in pullman.

Nella vita di famiglia il ruolo di marito e moglie risulteranno sempre molto integrati, quasi intercambiabili; le decisioni sono molto collegiali anche se Luigi riconosce naturalmente l’abilità della moglie nella programmazione e nella conduzione economica, e le lascia conseguentemente sempre più spazio. Lei lo occupa con autorità, ma sempre in estrema armonia con lui tanto che i figli diverranno grandi prima di avvertire questa situazione. Dopo il matrimonio Maria conserva il suo posto di maestra; il lavoro le piace e la interessa molto, e poi ci sono ancora debiti da pagare per la casa nuova, ormai tutta a carico della nuova famiglia. Infatti il costo della costruzione ha superato nettamente le previsioni e Nilla continua a lamentarsene; per questo Luigi vuole permetterle di disimpegnarsi dall’impresa e rileva la sua parte. In seguito, nei momenti difficili della guerra e dell’immediato dopoguerra, la decisione di Maria di conservare l’occupazione a scuola risulterà provvidenziale, essendo in quel periodo il magro stipendio della maestra l’unica entrata sicura ed affidabile.

Nonostante che Luigi, come abbiamo visto, avesse pensato la sua casa in funzione della famiglia che si voleva costruire, Luigi e Maria appena sposati abitano in casa di Maria, in via Ciro Menotti, al numero 20. Zia Linda, come al solito, aveva avversato il matrimonio ed ora c’era qualche problema a convincerla a scendere un piano, lasciando a Luigi l’appartamento che si è preparato. Luigi non vuole rinunciare a questo, ma non vuole neppure creare problemi all’amato Papò Checco; per ottenere ambedue questi obiettivi ci vuole un po’ di tempo. Del resto anche Maria ha piacere di poter avere un certo aiuto dalla Mamma nella fase di avvio della nuova famiglia, e questo è più facile se abita con lei.

Così Giorgio il 23 dicembre del 1930 nasce nella casa dei nonni materni: è una festa grandissima, per Luigi e Maria anzitutto, e si può capire, per i nonni, per gli zii scapoli che vivono in casa, primo tra tutti il “burbero” Davide, che pure ufficialmente è e rimarrà uno scapolo irriducibile con i trattati di Maltus in bella vista nella sua libreria. Alla fine del 1933, quando finalmente la famiglia si è trasferita nella casa di via Jacini, nasce Marco, dopo una gravidanza un po’ difficile che ha tenuto i due sposi in apprensione. In fine, a gennaio del 1936 arriva la bambina: Matilde. Luigi una bambina la desiderava da molto, forse la avrebbe gradita anche come primogenita. Dopo avere rotto una tradizione lunghissima che avrebbe voluto per i precedenti figli maschi i nomi dei nonni, Luigi chiama la bimba Matilde. E’ un bel nome, ma è anche un regalo alla moglie ed un omaggio al ricordo della suocera, alla quale era molto sinceramente affezionato.

Nonostante l’età tutt’altro che verde, Luigi sarà per i suoi tre figli un papà dolce e caro, che saprà fare sentire il calore del suo affetto, pronto a fare sacrifici per loro, disposto ad essere loro vicino; li accoglierà pazientemente nel suo studio mentre lavora lasciando che si “esercitino” nel disegno e nella plastica, saprà partecipare pazientemente ai loro giochi, dimostrare sensibilità e interesse ai loro studi, anche quando ormai i loro contenuti, decisamente diversi dal suo indirizzo, gli impediranno di dare ad essi contributi diretti.

I figli, già con Giorgio appena nato, iniziano ad essere anche i suoi modelli preferiti. Nell’estate del 1930 Maria porta il piccolo Giorgio di pochi mesi in campagna all’Acquabianca di Tiglieto. Luigi rimane a Sestri per lavoro e raggiunge la famiglia a fine settimana e per qualche breve periodo. Quando arriva papà è una festa, specialmente per Maria che affronta quella vacanza troppo solitaria solo per il bene del piccolo. Un bassorilievo di Giorgio tra le braccia della Mamma fissa un ricordo di quei momenti. Di poco dopo deve essere la testina in bronzo di Giorgio, ora al Museo d’Arte Moderna di Nervi. Ci sono altri ritratti dei figli (Giorgio che prega, forse a 3 o 4 anni, Marco che ride, la testina di Matilde). I figli compaiono come modelli più o meno evidenti anche in altre opere: così Giorgio è il riccioluto ragazzino della tomba di Don Angelo Conte (l’altro è il nipote “Gian Foffi”), Marco è il putto che prega in braccio ad un angelo della tomba Carrer ed è pure il bimbo che con passo malfermo insegue la tartaruga, Matilde è in grembo alla Mamma nel gruppo CONTEMPLAZIONE MATERNA, modellato a Cornia nell’estate del ’36, ed ancora è Matilde, la giovanetta nel gruppo IL NIDO (1950).